Chi era Nansen?

The difficult is what takes a little time. The impossible is what takes a little longer.”

― Fridtjof Nansen~

Fridtjof Nansen (10 ottobre 1861 – 13 maggio 1930) nacque a Store Frøen, vicino ad Oslo. Suo padre, un avvocato facoltoso, era un uomo religioso con una chiara concezione di dovere personale e di morale; sua madre era una donna risoluta e atletica, che indirizzò i suoi figli ad una vita all’aperto e li incoraggiò a sviluppare abilità fisiche. E l’abilità atletica di Nansen si rivelò di importanza fondamentale per la sua carriera. Egli divenne un esperto nel pattinaggio, nei tuffi, nel nuoto, ma fu la sua bravura nello sci ad aver giocato un ruolo di grande importanza nella sua vita. Non particolarmente muscoloso, Nansen era alto, flessibile, forte. Egli possedeva la resistenza fisica per sciare per 50 miglia in un giorno e la sicurezza psicologica per imbarcarsi in lunghi viaggi, con attrezzatura minima e solamente la compagnia del suo cane.

A scuola Nansen eccelleva nelle scienze e nel disegno e, al momento di cominciare l’Università di Oslo nel 1881, decise di specializzarsi in zoologia. Nei successivi quindici anni egli unì le sue abilità atletiche, i suoi interessi scientifici, il suo desiderio di avventura, e persino il suo talento nel disegno in una serie di brillanti successi che gli permisero di raggiungere la fama a livello internazionale.

Nel 1882 si imbarcò sulla nave Viking verso la costa orientale della Groenlandia. In questo viaggio di quattro mesi e mezzo, lo scienziato che era in lui fece delle osservazioni sulle foche e sugli orsi che, anni dopo, aggiornó e trasformò in un libro; ma, al tempo stesso, l’avventuriero rimase estasiato da questo mondo fatto di mare e ghiaccio.

Dopo aver ottenuto il posto di curatore zoologico al museo di Bergen alla fine di quell’anno, Nansen si immerse nei sei anni successivi in un’intensa ricerca scientifica, completando il suo lavoro con visite in alcuni dei migliori laboratori del Continente e una volta con una straordinaria traversata della Norvegia da Bergen a Oslo tornando sugli sci. Nel 1888 discusse brillantemente la sua tesi di dottorato all’Università di Oslo sul sistema nervoso centrale di alcuni vertebrati inferiori.

Per molto tempo Nansen elaborò un piano per attraversare la Groenlandia, il cui entroterra non era mai stato esplorato. Egli decise di attraversarla dalla costa orientale disabitata a quella occidentale abitata; in altre parole, una volta che il suo gruppo sbarcò, non poteva esserci alcuna ritirata. Nel 1926, spiegando la sua filosofia agli studenti del St. Andrews nel suo discorso da rettore, Nansen disse che una via di fuga da un’azione prevista era un’insidia, che ognuno avrebbe dovuto bruciare le sue barche dietro di sé così da non avere altra scelta se non andare avanti. Il gruppo di sei sopravvisse a temperature di -45°C, scalò fino a 9000 piedi sopra il livello del mare, padroneggió il ghiaccio pericoloso, la stanchezza e gli stenti per emergere nella costa occidentale all’inizio dell’ottobre del 1888 dopo un viaggio di circa due mesi, portando con loro importanti informazioni in merito all’entroterra.

Nei quattro anni successivi, Nansen ricoprì il ruolo di curatore dell’Istituto Zoologico dell’Università di Oslo, pubblicò diversi articoli, due libri, La prima traversata della Groenlandia (1890) e Vita da eschimese (1891), e pianificò una spedizione scientifica ed esplorativa dell’Artico. Basando il suo piano sulla teoria rivoluzionaria secondo la quale una corrente trasportava il ghiaccio polare da est a ovest, Nansen immerse la sua nave, il Fram, una nave immensamente resistente e progettata astutamente, nel ghiaccio al largo della Siberia il 22 settembre 1893, dal quale emerse trentacinque mesi dopo, il 13 agosto 1896, nel mare aperto vicino Spitzbergen. Nansen non era a bordo.

Avendo realizzato che la nave non avrebbe oltrepassato il Polo Nord, Nansen e un suo compagno, con trenta giorni di razioni per ventotto cani, tre slitte, due kayaks e un centinaio di giorni di razioni per loro stessi, partirono nel marzo 1895 per una tratta di 400 miglia verso il Polo. In ventitré giorni essi percorsero 140 miglia sopra oceani di ghiaccio dissestato, avvicinandosi al Polo più di chiunque altro fino ad allora. Tornando indietro, essi fecero strada a sudovest verso la Terra di Franz Josef, passarono l’inverno del 1895-1896 lì, ripartirono nuovamente verso sud a maggio, raggiunsero Vardo, Norvegia, lo stesso giorno che il Fram raggiunse il mare aperto e si riunirono alla ciurma il 21 agosto a Tromsø.

Il viaggio fu una grande avventura ma anche una spedizione scientifica, con il Fram che serviva da laboratorio oceanografico, meteorologico e biologico. Avendo una cattedra da ricercatore all’Università di Oslo, dopo il 1897 Nansen pubblicò sei volumi di osservazioni scientifiche fatte tra il 1893 e il 1896. Continuando a compiere nuove scoperte nella ricerca oceanica, venne nominato professore di oceanografia nel 1908.

Nansen interruppe la sua ricerca nel 1905 per sollecitare l’indipendenza della Norvegia dalla Svezia e, dopo la dissoluzione dell’Unione, servì il suo paese come diplomatico in Gran Bretagna fino al maggio del 1908. Negli anni seguenti egli condusse diverse spedizioni oceanografiche nelle regioni polari, ma una volta che il mondo entrò in guerra nel 1914 e le esplorazioni vennero fermate, egli si interessò progressivamente di politica internazionale.

Per quasi un anno, tra il 1917 e il 1918, come capo della delegazione norvegese a Washington D.C., Nansen negozió un accordo per un allentamento del blocco dell’Alleanza per permettere la spedizione di beni essenziali. Nel 1919, egli divenne presidente dell’Unione norvegese per la Società delle Nazioni e alla conferenza di pace di Parigi fu un lobbista influente per l’adozione della Carta della Società delle Nazioni e per il riconoscimento dei diritti delle piccole nazioni. Dal 1920 fino alla sua morte, fu un delegato della Società per la Norvegia.

Nella primavera del 1920, la Società delle Nazioni chiese a Nansen di assumersi il compito del rimpatrio dei prigionieri di guerra, molti dei quali detenuti in Russia. Con il suo consueto coraggio e ingegno e, nonostante i fondi limitati, Nansen rimpatriò 450,000 prigionieri nel successivo anno e mezzo.

Nel giugno 1921, il Consiglio delle Nazioni, spronato dalla Croce Rossa Internazionale e da altre organizzazioni, istituì il suo Alto Commissariato per i Rifugiati e chiesero a Nansen di amministrarlo. Per i rifugiati apolidi sotto la sua cura, Nansen inventò il “Passaporto Nansen”, un documento di identità che venne poi riconosciuto da cinquantadue governi. Nei nove anni di vita di questo ufficio, Nansen amministrò centinaia di migliaia di rifugiati – russi, turchi, armeni, assiri, assiro-caldei – utilizzando dei metodi destinati a diventare intramontabili: custodia assistenziale, rimpatrio, riabilitazione, ricollocamento, emigrazione, integrazione.

La Croce Rossa nel 1921 chiese a Nansen di assumersi un ulteriore compito umanitario, quello di indirizzare soccorsi ai milioni di russi che morivano durante la carestia del 1921-1922. Aiuti per la Russia, allora sospetta agli occhi della maggior parte delle nazioni occidentali, erano difficili da racimolare, ma Nansen portò avanti il suo compito con grande energia. Alla fine egli raccolse e distribuì abbastanza provviste da salvare un numero vertiginoso di persone, i dati contano un numero che oscilla tra 7,000,000 e 22,000,000.

Nel 1922, su richiesta del governo greco e con l’approvazione dalla Società delle Nazioni, Nansen cercò di risolvere il problema dei rifugiati greci che si riversarono nella loro terra natia dalle loro case in Asia Minore dopo che l’esercito greco venne sconfitto dai turchi.

Nansen organizzò uno scambio di circa 1,250,000 greci che vivevano sul suolo turco con circa 500,000 turchi che vivevano in Grecia, con adeguati documenti e disposizioni per dar loro l’opportunità di iniziare una nuova vita.

Il quinto grande impegno umanitario di Nansen, su invito della Società nel 1925, fu quello di salvare i superstiti del popolo armeno dall’estinzione. Egli delineò un piano politico, industriale e finanziario per creare una casa nazionale per gli armeni a Erevan che prefiguró quello che il Comitato di Assistenza Tecnica delle Nazioni Unite e la Banca Internazionale per lo Sviluppo e la Ricostruzione fecero nel periodo conseguente alla Seconda Guerra Mondiale. La Società fallì nell’implementazione del piano, ma successivamente il Nansen International Office for Refugees ne sistemò 10,000 a Erevan e 40,000 in Siria e Libano.

Nansen morì il 13 maggio 1930 e venne seppellito il 17 maggio, il Giorno della Costituzione norvegese.

(Fridtjof Nansen – Biographical. NobelPrize.org. Nobel Media AB 2020. Sun. 23 Aug 2020. https://www.nobelprize.org/prizes/peace/1922/nansen/biographical/ )

Fridtjof Nansen